Sostenibilità

L’Impatto della Moda

L’industria della moda è nota per essere una delle più inquinanti, e da quando, alla fine degli anni ’90, ha preso il sopravvento la “fast fashion”, ha generato una quantità enorme di gas serra, con effetti devastanti sull’ambiente. Nel 2019 il consumatore medio possedeva il 70% in più di vestiti rispetto al 2000. Il prezzo di un consumo così irragionevole è l’aumento dei rifiuti, dell’inquinamento e dello sfruttamento dei lavoratori.

I capi vengono realizzati con materiali vari, spesso con un mix di tessuti. Il cotone si trova nel 40% di tutti gli indumenti, mentre le fibre sintetiche, come poliestere e nylon, sono presenti nel 72% degli indumenti. Entrambi i materiali, però, vengono criticati per il loro impatto negativo sull’ambiente, e sull’acqua in particolare.

La coltivazione del cotone richiede un consumo idrico enorme, e uno dei disastri ambientali più devastanti causati dall’uomo è stato provocato anche dalla coltivazione del cotone. Nel 1960, per sostenere le piantagioni di cotone di Uzbekistan e Kazakistan, fu deviato il corso di due fiumi che sfociavano nel Lago d’Aral. La conseguenza è che oggi, di quel lago enorme, non resta quasi più nulla.

Nelle nostre lavatrici il poliestere e il nylon dei nostri vestiti si separano, e questo determina un accumulo di microplastiche nei sistemi idrici. Secondo la scienza le microplastiche si stanno aprendo la strada verso la nostra catena alimentare. Questo è un problema di cui ignoriamo ancora le conseguenze.

Cos'è la Fast Fashion?

Una volta andare a comprare vestiti era considerato un evento. I consumatori risparmiavano per fare acquisti solo in determinati periodi dell’anno. Ma alla fine degli anni ’90, quando lo shopping è diventato una forma di intrattenimento e la domanda di abbigliamento è cresciuta, le cose sono cambiate. È stato allora che è emersa la fast fashion, o moda veloce, un’offerta di abbigliamento economico ma di tendenza che dava ai consumatori l’illusione di indossare gli stessi vestiti che vedevano sulle passerelle delle sfilate.

La fast fashion è resa possibile dalle innovazioni apportate alla gestione della supply chain dei retailer, e il suo obiettivo è produrre rapidamente articoli di abbigliamento economici che rispondano al rapido evolversi delle richieste dei consumatori. Il presupposto è che i consumatori desiderino l’alta moda a basso costo.

La fast fashion segue il concetto del Category Management, la gestione delle categorie, legando il produttore e il consumatore in una relazione reciprocamente vantaggiosa. La sua velocità richiede questo tipo di collaborazione, perché perfezionare e accelerare i processi della supply chain è fondamentale.

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I Pro

DELLA FAST FASHION

I Contro

DELLA FAST FASHION

GLI EFFETTI DELLA FAST-FASHION

Che impatto ha sull’ambiente?

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È ormai noto a tutti che certi nostri comportamenti sono dannosi per l’ambiente: viaggiare in aereo, utilizzare articoli di plastica usa e getta o andare al lavoro in auto, per esempio. L’impatto ambientale dei nostri vestiti, invece, è meno evidente. E mentre in tutto il mondo i consumatori acquistano sempre più capi d’abbigliamento, il mercato in espansione della moda usa e getta sta mettendo a dura prova l’ambiente.

EMISSIONI DI CARBONIO E PRODUZIONE TESSILE

L’industria dell’abbigliamento genera il 10% delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo, prosciuga le risorse idriche e inquina i corsi d’acqua. Le sue emissioni superano quelle prodotte da tutti i voli internazionali e dal trasporto marittimo messi insieme. (Fonte)

Secondo un report del 2017 della Ellen MacArthur Foundation, se il settore della moda continuerà a seguire la sua traiettoria attuale, entro il 2050 la sua quota di budget del carbonio sarà balzata al 26%.

Si prevede che tra il 2010 e il 2030 la domanda globale di fibre tessili naturali e sintetiche aumenterà dell’84%; e sempre secondo la Ellen MacArthur Foundation, la produzione tessile è responsabile di 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra all’anno, più di quelle prodotte da tutti i voli internazionali e dal trasporto marittimo messi insieme.

LAVAGGIO DEGLI ABITI E MICROPLASTICHE

Nel frattempo, il lavaggio dei vestiti rilascia nei mari 500.000 tonnellate di microfibre l’anno, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica. Ogni anno, inoltre, finisce in discarica l’85% di tutto il prodotto tessile. E il lavaggio di certi tipi di vestiti fa finire in mare migliaia di frammenti di plastica. Complessivamente, si stima che le microplastiche costituiscano il 31% dell’inquinamento da plastica degli oceani. Le microplastiche rappresentano, perciò, quasi un terzo di tutta la plastica che inquina gli oceani.

Molte di queste fibre sono di poliestere, una plastica presente in circa il 60% degli indumenti. La produzione di poliestere rilascia da due a tre volte più emissioni di carbonio rispetto a quella del cotone, inoltre il poliestere non si decompone nell’acqua. Un rapporto del 2017 dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha stimato che il 35% di tutte le microplastiche presenti nell’oceano – piccolissimi frammenti di plastica non biodegradabili –proveniva dal lavaggio di tessuti sintetici come il poliestere.

Inoltre, molte fabbriche tessili scaricano nei corsi d’acqua sostanze chimiche. Lo scarico dei pesticidi, utilizzati principalmente per la tintura dei tessuti, ha reso molti dei grandi fiumi della terra, come il Citarum, in Indonesia, o il Fiume delle Perle, in Cina, inadatti alla vita umana, alla pesca e alla vita delle specie animali fluviali. I fiumi sono una delle principali fonti d’acqua potabile e per l’irrigazione, e una fonte diretta di cibo.

A rendere la fast fashion così distruttiva è la sua scala, enorme, e la quantità di tessuti per l’abbigliamento che vengono prodotti ogni anno.

Oggi, il marketing online degli influencer ha fatto aumentare enormemente l’eccesso di consumo. La maggior parte dei post sono scritti da persone che probabilmente indosseranno quei vestiti una volta sola, giusto per pubblicare quel post. C’è sicuramente una tendenza a indossare i capi una volta sola per i social media.

Una risposta a questi problemi è l’abbigliamento virtuale, che è divertente, ma ecologico: costa meno, si fa più velocemente, si produce in quantità più limitate e non danneggia l’ambiente. Per noi l’abbigliamento digitale è una delle tante soluzioni che l’industria della moda deve portare avanti.

Non pretendiamo che la moda digitale sia la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi ambientali, ma siamo certi che è un modo per mitigare l’impatto ambientale della globalizzazione della moda veloce, diffondendo l’idea che chiunque possa partecipare in modo creativo alla normalizzazione dell’ecosistema del nostro pianeta.

Possibili Soluzioni?

Focus sull’innovazione

C’è un drappello sempre più numeroso di innovatori che ha capito che ciò che vogliono davvero i consumatori non è necessariamente la proprietà dei vestiti, ma l'accesso alla moda. E c’è una nuova ondata di aziende emergenti che offrono l’abbigliamento come servizio: YCloset, Mud Jeans, Rent the Runway, HurrCollective e, per i bambini, Vigga. Modelli di business come questi hanno il potenziale per far aumentare la qualità dei prodotti in modo da garantirne la longevità, e di facilitare gli acquisti fornendo al contempo un canale per il reso, il riuso e il riciclaggio.

La funzione, non la forma

Dalla pelle coltivata in laboratorio ai materiali sostenibili a base di cellulosa, una serie impressionante di innovazioni sta sfidando le tecniche tradizionali di produzione dei materiali ad alte prestazioni. Lenzing, ad esempio, ha sviluppato un tessuto sostenibile a base di cellulosa, Tencel, che promette qualità, performance e sostenibilità. Modern Meadow porta la moda in laboratorio per creare materiali “biofabbricati”, e l’anno scorso ha lanciato la prima pelle bioingegnerizzata. Questa è solo la punta dell'iceberg di un mondo di innovazioni da esplorare per reinventare la produzione dei materiali.

Creare un'economia del recupero

Oggi, meno dell'1% del materiale utilizzato per produrre abbigliamento viene riciclato e trasformato in nuovi prodotti d’abbigliamento, e solo il 13% del materiale totale impiegato viene in qualche modo riciclato dopo l'uso. Gli incentivi economici per incoraggiare il riciclaggio dell’abbigliamento sono scarsi e manca l'innovazione tecnologica. Attualmente stanno emergendo alcune piattaforme digitali per il ritiro dell’abbigliamento usato che dovrebbero incentivare i consumatori al riciclo, ma sarà necessaria una forte spinta dei governi per riequilibrare il sistema di mercato attuale, che sul fronte del recupero e del riciclaggio non funziona.

Un’economia sicura e circolare

L'economia circolare dà un contributo positivo solo se si fanno circolare merci non dannose. È essenziale, perciò, garantire che i materiali siano prodotti senza usare e mettere in circolo sostanze chimiche e sottoprodotti tossici. ZDHC, un'organizzazione multistakeholder che si adopera per un’industria tessile a zero rilascio di sostanze chimiche pericolose per l’ambiente, sta mostrando la via promuovendo la rimozione delle sostanze chimiche pericolose dalle supply chain, un’azione che ha un impatto di vasta portata a livello globale.

Azione collettiva

Le giovani generazioni stanno chiedendo a gran voce alla moda di essere più sostenibile – sono più di 30 gli hub di Global Shaper del World Economic Forum che promuovono “Shaping Fashion”, un’iniziativa per sensibilizzare il settore attraverso un'azione collettiva dal basso. Anche se l'onere di risolvere il problema dell'impatto ambientale della fast fashion non deve ricadere sui consumatori, per cambiare il sistema è fondamentale coinvolgere anche loro, sia per reclamare un futuro più sostenibile che per partecipare all'economia circolare della moda.

IL MIGLIOR MODO PER CAMBIARE IL PARADIGMA È CREARE UN'ECONOMIA CIRCOLARE DELLA MODA

Un nuovo modo di progettare, realizzare e usare le cose sul pianeta.

Il processo di cambiamento del sistema deve coinvolgere tutti e tutto: aziende, governi e individui; le nostre città, i nostri prodotti e il nostro lavoro.

DOBBIAMO e possiamo reinventare tutto CON QUESTI 3 SOLI PASSAGGI:

  • eliminare rifiuti e inquinamento sin dal design,
  • mantenere in uso prodotti e materiali,
  • rigenerare i sistemi naturali
MODA DIGITALE

Con la nostra Digital Couture Collection vogliamo far riflettere la società sull’impatto ambientale della fast fashion e incoraggiare le persone e i marchi della moda a esprimere la loro creatività evitando il consumo.

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